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Benedetta Cappa Marinetti (1897-1977)

„Benedetta fra le donne“ – con questo appellativo tanto ironico quanto bellico Benedetta Cappa firma la sua prima pubblicazione sulla rivista „Dinamo“. Infatti viene considerata protagonista straordinaria di una identità femminile e avanguardista nell’ambito della cosìdetta „seconda generazione“ del futurismo a partire del 1917.

A seguito di una educazione borghese che comprende anche lezioni di pedagogia, Benedetta Cappa viene in contatto con le nuove teorie pedagogiche (per esempio Maria Montessori), sulle quali si terrà anche in futuro informata.

Contemporaneamente frequenta lezioni di pittura presso Giacomo Balla, ed è nel suo studio dove incontra nei primi giorni dell’anno 1918 Filippo Tommaso Marinetti.

La convivenza (dal 1923 anche matrimoniale), dalla quale nascono tre figlie, influirerà in modo produttivo ambedue i lati.

Secondo gli ultimi studi Benedetta Cappa e fortemente coinvolta nell’invenzione del „tattilismo futurista“, il quale proclama un accesso alla realità esclusivamente tramite il senso tattile.

Nel manifesto relativo, che però viene pubblicato nel 1912 solo sotto il nome di Marinetti, il sistema graduale per la formazione delle capacità tattili si ricollega evidentemente alle raccomandazioni pedagogiche di Maria Montessori.

Nel 1924 Cappa pubblica il suo primo romanzo intitolato „Le forze umane“. Benedetta (questo il nome d’artista sotto il quale firma nel frattempo) ci sperimenta col potenziale espressivo della linea, formandone entità originali („sintesi grafiche“) che vengono rappresentate come equivalente al testo stesso. Immagini e testo seguono il percorso della protagonista Luciana, che porta sembianze autobiografiche, che si fa strada attraverso campi di tensione e conflitti esistenziali (come, ad esempio, la psicosi con la quale il padre è tornato dalla guerra).

La dicotomia di nozioni complementari (come sogno/realtà, coscienza/subconscio, razionalità/ spiritualità) che cominciano a delinearsi in questa opera tornano anche nel secondo romanzo di Benedetta. In „Il viaggio di Gararà” (1924) la omonima protagonista sta attraversando un mondo di materia dinamica, cercando di misurarlo razionalmente, un fare in fin dei conti condannato al fallimento.

Nel romanzo in forma di dialogo col sottotitolo “Romanzo cosmico per il teatro” vengono forniti indicazioni scenografici cosìcche si offre contemporaneamente per una messa in scena. Già prima Benedetta aveva creato le scenografie per tre pezzi di teatri marinettiani, delle quali si sono conservati solo alcune bozze. L’ultimo romanzo di Benedetta, „Astra e il sottomarino. Vita trasognata” (1935) si stabilisce su un piano trascendentale, tra conscio e subconscio, sogno e realtà.

Sotto l’influsso di Balla, la pittura di Benedetta è in un primo tempo dedicata alle ripercussioni di oggetti dinamici sulla materia che li circonda. Generalmente si può assistere ad una crescente tendenza verso l’astratto e la sintesi di forme geometriche (si veda, ad esempio, le tavole monumentali per il Palazzo delle Poste di Palermo, 1934). Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale Benedetta non riprende le sue attività artistiche.

Letteratura citata:

Bello Minciacchi, Cecilia (ed.): Spirale di dolcezza + Serpe di Fascino. Scrittrici Futuriste Antologia, Napoli 2001, p. 279-320.

Giachero, Lia: Benedetta Cappa Marinetti, in: Ezio Godoli (ed.): Il dizionario del futurismo, Firenze 2002, p. 202-204.

 

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